Con un proprio Comunicato del 19 luglio, ASMEL ha replicato a distanza ad ANCI che con una propria nota ha promesso ai Comuni di attivarsi “in tutte le sedi politico-istituzionali” al fine di evitare ai Comuni il pagamento delle sanzioni per l'anno 2015 comminate per la mancata ottemperanza all'obbligo di trasmissione all'Istat dei dati riguardanti i permessi di costruire. Invita però i piccoli Comuni a farsi giustizia da sé richiedendo audizione ai Prefetti, in contradditorio con Istat, alla luce di ulteriori motivazioni attinenti alle ridotte dotazioni organiche dei piccoli Comuni, emerse anche grazie alle collaborazioni

istituzionali promosse da Anci nelle scorse settimane.

ANCI arriva seconda e con molto ritardo, basta guardare lo schema di ricorso predisposto da ASMEL e fatto proprio da centinaia di Sindaci. Le nostre argomentazioni presentate sono molto più incisive rispetto al generico appiglio sulle carenze di organico, ben note da sempre e che ANCI dichiara incredibilmente di aver fatto emergere grazie al lavoro svolto nelle ultime settimane.

Si segnala, inoltre, che ISTAT ha indirizzato le multe direttamente ai Sindaci, che, nella loro qualità di Ufficiali di Governo, sovraintendono agli adempimenti demandatigli dalle leggi in materia di statistica (art. 54, comma 3 TUEL). Come evidenziato nel Comunicato ASMEL, ciò comporta il rischio di determinare l’intervento della Corte dei Conti, nei Comuni che intendano chiudere la vicenda pagando le 1036 euro di multa. Secondo l’ISTAT, infatti, i Sindaci dovrebbero metterceli di tasca propria. Caos nel caos…

In definitiva, occorre necessariamente una soluzione politica per il passato, se ANCI fa sul serio, ASMEL è pronta a garantire il proprio sostegno. MA muoviamoci e chiudiamo questa vicenda una volta per tutte!

Qui Comunicato ASMEL 19 Luglio 2017

Con la lettera pubblicata lunedì sul Corriere, Yoram Gutgeld, Commissario alla spending review, si pone due domande e si dà due risposte, per meglio puntualizzare quanto sostenuto con la Relazione presentata la settimana scorsa. Se la Relazione era piena di affermazioni di principio e di propaganda, con la lettera, il commissario accetta anche di partecipare al dibattito, scegliendosi le critiche che definisce costruttive e dandosi delle risposte che meglio chiariscono il suo pensiero. Nulla di nulla sui numeri che dovrebbero supportarlo. Gutgeld insiste, ad esempio, nel vantare il dato centrale della Relazione “un risparmio complessivo
pari a 29,9 miliardi nel 2017”. Un’affermazione che lascia allibiti. Com’è possibile a metà 2017 consuntivare i risparmi che saranno conseguiti a fine anno? Si dirà che si tratta di dati riferiti al periodo 2014-2017 dunque in gran parte consolidati e destinati tra sei mesi ad essere modificati
semmai per qualche decimale. Peccato che i dati esposti in Relazione mostrano come il Commissario si sia limitato a sommare i risparmi ipotizzati al varo dei diversi provvedimenti di spesa varati dal 2014 ad oggi. Senza minimamente preoccuparsi di controllare quanti di questi risparmi attesi si siano tradotti in realtà.
Anche i dati su Consip lasciano esterrefatti. Si legge che, a fronte di una spesa effettiva di 6,2 miliardi, nel 2014, siano stati conseguiti risparmi per 3,1 miliardi. Il 50% esatto, ottimo risultato. Se vero. Peccato che la stessa Relazione sostiene che questi dati siano stati elaborati sulla base di una non meglio precisata “metodologia di calcolo sviluppata congiuntamente con ISTAT” e basata sulla differenza tra i prezzi unitari rilevati sul mercato e quelli ottenuti con le gare accentrate. Una
metodologia, però, che deve presentare qualche falla, perché i Comuni non si sono accorti di tanto risparmio e spesso hanno preferito fare da soli. Tanto da indurre ANAC, nel 2015, ad aprire un’indagine sugli affidamenti in violazione agli obblighi normativi in materia. Dal 2000 ad oggi, il termine Consip appare, infatti, 309 volte nella Gazzetta ufficiale nell’ambito di ben 63 provvedimenti. Il filo conduttore è: Io sono Consip e non avrai altra Consip al di fuori di me. L’indagine ANAC, comunque, si è conclusa senza condanne, anzi magnificando il comportamento virtuoso degli Enti indagati e concludendo che le offerte Consip risultano in molti casi (almeno tutti quelli presi in considerazione nel presente campione) migliorabili dal punto di vista economico a parità di prestazioni. ANAC sottolinea correttamente che le gare Consip, possono determinare, comunque, un utile benchmark per gli Enti.

Resta, dunque un mistero appurare come e se sia giunti ad un risparmio complessivo del 50%. Si potrebbe dedurre che tutto dipenda dal vizietto di Consip, che a volte, per definire gli importi unitari posti a base di gara, moltiplica per due il valore aggiudicato in quelle precedenti, imponendo cospicui ribassi ad alto impatto mediatico. Ma allora non si capisce il ruolo di ISTAT. Sul fronte dei Comuni, poi, non ci si cura nemmeno di presentare numeri improbabili. Solo affermazioni apodittiche. La Relazione indica, infatti, la strada delle “aggregazioni e accorpamenti
volti a raggiungere una sufficiente massa critica”. In particolare vengono vantati gli “Incentivi alle fusioni dei piccoli comuni introdotti nel 2014, che hanno finora indotto 120 comuni a fondersi”. Incredibilmente, manca però ogni riferimento non solo all’entità dei risparmi conseguiti, ma anche alla spesa sostenuta per gli incentivi. Eppure, almeno quest’ultima, dovrebbe essere nota perché gli incentivi sono ormai maturati negli anni dal 2014 al 2016. Ancora una volta siamo in presenza di affermazioni ideologiche e di propaganda senza il supporto
di un minimo riscontro nella realtà. ASMEL, da anni mostra tabelle e dati desunti da ISTAT e dalla banca dati SIOPE del Ministero delle finanze, che dimostrano senza ombra di dubbi come gli accorpamenti imposti o subiti, producono costi e non risparmi. Senza riuscire a scalfire le granitiche certezze della politica e degli apparati
romani. C’è voluto un Tribunale per asseverare le nostre tesi. Il TAR LAZIO ha recentemente trasmesso alla Consulta gli atti del ricorso presentato per veder affermata l’incostituzionalità delle norme sull’accorpamento coatto dei piccoli Comuni. Il Tribunale ha ritenuto non manifestamente infondate le 11 lesioni ai principi costituzionali da noi denunciati. In primis, il principio della ragionevolezza delle leggi. Quella da noi contestata, aveva infatti a titolo la “spending rewiev”.
Invece, ha prodotto finora solo maggiori costi. Tra l’altro, per confutare le tesi di Gutgeld, basta esporre i dati sul Comune di Caggiano, che con 2803 anime in provincia di Salerno, spende complessivamente in un anno 612 euro ad abitante, il
48% in meno dei 1167 euro pro capite spesi a Napoli, dove la “massa critica” è indiscutibile. Ma offre servizi decisamente migliori. Sfiora il 70% con la raccolta differenziata, a fronte del misero 30% di Napoli, spendendo il 74% in meno, 63 euro per cittadino, contro i 240 euro spesi a Napoli. Per la mensa scolastica spende 0,7
euro ad abitante, il 97% in meno dei quasi 18 euro spesi a Napoli. In compenso agli scolari viene offerto cibo “a metro zero”, grazie alla formula del baratto che il Comune offre alle mamme che consegnano il cibo raccolto nel proprio orto. I bambini napoletani debbono accontentarsi invece delle mense industrializzate. Il mese scorso, la refezione è stata sospesa nelle scuole dove l’Asl ha
rivelato la presenza di escrementi nel cibo. Napoli spende, poi, il 51% in più per il personale, mettendo a confronto solo i dipendenti diretti. Conteggiando anche quelli delle municipalizzate napoletane, il costo andrebbe almeno
raddoppiato. Insomma, piccolo è bello. Altro che vantaggi dalla massa critica. I dati su Caggiano non rappresentano un caso isolato. In Italia i Comuni con meno di 100.000 abitanti, in cui vive il 75% degli italiani, sono generalmente virtuosi, tanto che la spesa media pro capite ammonta a quasi 750 euro, meno della metà di quanto si spende in media nei grandi agglomerati urbani. Il che si spiega con il maggior “controllo sociale” esercitato dai cittadini e dimostra l’inconsistenza della tesi sulla massa critica teorizzata da Gutgeld. I Sindaci, rappresentano imprenditori del territorio che amministrano. Occorre puntare alla messa in rete dei Comuni, come si fa per le imprese, valorizzando una cooperazione intercomunale basata sull’efficientamento dei servizi, senza intaccare minimamente le potestà e le funzioni in capo agli amministratori comunali Esattamente la regola seguita da ASMEL in tanti settori, dalla digitalizzazione alla trasparenza, dal risparmio energetico alla formazione ed assistenza. Non ultima la centralizzazione della committenza, avviata quattro anni fa con la Centrale ASMEL Consortile e che oggi rappresenta l’unica realtà di rilievo nazionale, diretta espressione dei Comuni.

Circolare ai soci del 26_6_2017

Il Preidente, Giovanni Caggianio 

Il Segretario Generale, Francesco Pinto

Spesso le migliori riforme nascono unendo gli elementi migliori di sistemi e modelli diversi.

E allora nel tentativo di accordo parlamentare sulla legge elettorale che guarda al sistema tedesco si potrebbe inserire un elemento che è una delle grandi risorse del sistema politico francese: la presenza in Parlamento dei

Sindaci, i rappresentanti e i veri conoscitori dei problemi ma anche delle risorse dei diversi territori del Paese. La proposta punta ad abolire le incompatibilità presenti nel nostro sistema che impediscono ai Sindaci di accedere al Parlamento ed è emersa nel corso dell' ultimo Forum degli Enti Locali, convocato da Asmel, la combattiva associazione nazionale di oltre 2.200 Comuni italiani che, a tutela del valore delle autonomie locali, è appena riuscita a portare dinnanzi alla Corte Costituzionale la legge che impone l' accorpamento obbligatorio dei Comuni. Le immagini, che hanno fatto il giro del mondo, in occasione dei recenti eventi sismici, hanno messo in luce soprattutto amministratori locali combattivi e capaci di rappresentare le reali esigenze delle popolazioni. Una classe dirigente radicata nel territorio e che si è affermata attraverso una selezione basata sul confronto e la competizione sui problemi reali

e non su vaghe affermazioni ideologiche. Tanto più capace, in quanto in grado di dare risposte e soluzioni a dispetto di una normativa intricata ed asfissiante che blocca o ritarda tutto. A livello centrale, invece, spesso le decisioni passano per politici o burocrati di professione, gente che non conosce il territorio e non è stata mai eletta, mentre gli eletti, ovvero i nominati, si accapigliano su questioni ideologiche o di principio. Il risultato è l' affermazione di un bigottismo normativo che rappresenta il principale freno alla crescita del sistema Italia. I «lacci e lacciuoli» delle norme e della burocrazia non imbrigliano più solo le realtà produttive ma anche le istituzioni, a partire da quelle più vicine ai cittadini, i Comuni. Con l' aggravante che nel sistema pubblico italiano si sono formati gomitoli talmente spessi da ostacolare la trasparenza e trasformarsi in un micidiale veicolo di corruzione, come ha evidenziato di recente anche il presidente dell' Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, che ha indicato nelle pastoie dell' iper regolazione «la principale causa della diffusione della corruzione». In questo quadro la riforma elettorale, attualmente al centro del dibattito politico, deve essere un' occasione da non perdere per puntare a valorizzare le vere energie vitali del Paese. La nuova legge elettorale deve eliminare ogni incompatibilità tra la carica di Sindaco e quella di parlamentare. Nel sistema politico italiano, è praticamente vietato entrare in Parlamento se si è sindaci. Nel sistema francese, ove è stato appena nominato premier il Sindaco di Le Havre, Edouard Philippe, è vero, invece, esattamente il contrario. In Francia è difficile assumere incarichi nazionali se allo stesso tempo non si è anche esponenti delle collettività locali, che immediatamente percepiscono il proprio rappresentante come rappresentante del territorio e contemporaneamente dello Stato. Il grave deficit di rappresentatività del nostro Parlamento che ha sollevato il vento forte dell' antipolitica si combatte portando in Parlamento non i portaborse ma i rappresentanti dei territori, che si sono affermati con una selezione basata sul confronto politico sulle reali esigenze dei cittadini e non sono stati nominati attraverso un click del mouse di un computer o a seguito della cooptazione emersa da una riunione di partito.

Una selezione tanto più severa in quanto basata sulla capacità di erogare servizi e risposte a dispetto di una normativa spesso farisaica ed inconcludente. Chi è riuscito ad amministrare, nonostante i veti incrociati di una normativa tanto ingarbugliata, è certamente portatore delle istanze e delle competenze necessarie per portare semplificazione e concretezza nella nostra normativa e nella macchina di governo. Proviamo finalmente ad affidare il Paese a chi ha già dimostrato di avere esperienza e capacità non solo di amministrare, ma soprattutto di decidere e di risolvere problemi.

Francesco Pinto - Segretario Generale ASMEL

( tratto da " Il Mattino" del 31 maggio 2017)

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Da tutt’Italia riceviamo segnalazioni di Sindaci, ufficiali di Governo in materia statistica, raggiunti da multe (euro 1032) per aver omesso di fornire i dati e le notizie richieste sulla rilevazione statistica sui permessi a costruire. Sulla base delle segnalazioni sinora raccolte, stimiamo in poco meno di 1500 i Comuni coinvolti.

La norma violata sarebbe il D.lgs. 322/1989(*) che istituisce il SISTAN, Sistema Statistico Nazionale, di cui fanno parte ISTAT, gli Uffici di statistica della PA centrale, di altri Enti pubblici e degli Enti locali, che operano seguendo le direttive del Comitato di indirizzo e coordinamento, in cui siedono tre rappresentanti ANCI.

Senonché, in applicazione di questa norma, l’art. 12 del TUEL(°) prescrive il dialogo in automatico tra i software comunali e quelli ISTAT e rinvia le misure necessarie in capo alla Conferenza Unificata, sempre presidiata da ANCI, che invece ha nicchiato scaldando la sedia, anzi le sedie.

Non basta. Il 20 aprile 2016, ISTAT si reca a Torino, “in casa” di Piero Fassino, famoso perché voleva azzerare i Comuni sotto i 15mila abitanti, per siglare un Protocollo d’Intesa: ben 4 sedie per ANCI. Dopo ben 6 mesi, il 18 ottobre 2016, sul sito SISTAN, appare un Comunicato con un trionfale incipit: Positivo bilancio della prima riunione del Comitato per l’attuazione dell’intesa Istat-Anci, per lo sviluppo di un’efficiente rete di uffici di statistica a livello territoriale.

Proprio in quei giorni i Comuni vengono inondati, alla faccia di ANCI, da diffide propedeutiche alle sanzioni, per un totale circa di 1,5 milioni di euro. Qualcuno in ISTAT deve aver deciso “di fare cassa”, sulle spalle dei Comuni. Oggi che lo Stato non ha più quasi nulla da trasferire, assistiamo a mille trovate per attuare trasferimenti in senso opposto.

Basti pensare all’incasso dei tributi locali via F24 con restituzione ai Comuni previa apposita “perequazione”. Per non parlare dello scippo attuato sugli incassi IMU relativi agli opifici industriali. Ed ancora, alla trattenuta fino all’1 per mille dell’IMU in favore di IFEL, la Fondazione che fa capo ad ANCI, un’Associazione, ormai equiparata alla PA Centrale!

Se ANCI è riuscita a riparare tra le PA Centrali, non altrettanto possono fare i Comuni, che sempre più prendono coscienza della distanza che li separa da quanti scaldano le sedie a Roma e ciò spiega il consenso crescente di Associazioni spontanee e diverse da ANCI.

A norma di legge, i Sindaci coinvolti non hanno alternative al ricorso, nei 30 giorni, al Prefetto (allegato) il quale deciderà sulla base delle argomentazioni esposte caso per caso, e della interpretazione di una norma mai applicata dal 1989, ma ripescata solo oggi.

Non ha alternative, però, nemmeno ANCI. O si allinea ad ASMEL che pretende una soluzione politica efficace oppure appare evidente l’inutilità di tante sedie scaldate a sbafo. I Comuni colpiti vorranno imputare le multe a scomputo delle quote associative ANCI, per inadeguatezza manifesta in sede di Conferenza Unificata, ove ha, e pretende di continuare ad avere, il monopolio della rappresentanza. ANCI deve dimostrare quali e quante iniziative ha assunto per l’applicazione dell’art. 12 del TUEL. Sarebbe bastato un semplice decreto applicativo dell’art. 12 con indicazione del formato con il quale ricevere i dati. Le software house si sarebbero adeguate, come già avvenuto nel passato senza costi per gli Enti, che già versano un canone per la manutenzione evolutiva. Peraltro, i permessi a costruire sono tutti digitalizzati essendo obbligatoria la pubblicazione sull’Albo Pretorio. Comunichiamo ufficialmente ad ANCI che esso è online dal 2011 per tutti i Comuni anche i più piccoli. Con lo stesso click di invio dei dati sull’Albo, ISTAT poteva riceverli se solo avesse comunicato il formato desiderato.

ASMEL attiverà tutte le iniziative, per una soluzione politica pena una grave perdita di credibilità per tutta la PA. Siamo fortemente convinti della forza delle nostre argomentazioni e confidiamo in una positiva conclusione che riporti un minimo di serenità e di chiarezza. Se, come spesso avviene, ANCI si intesterà la vittoria, saremo comunque soddisfatti. Non gioiamo affatto per la perdita di credibilità di ANCI tra i Comuni perché ne riduce la forza negoziale. E ciò non è un bene per nessuno.

Il prossimo 26 maggio si svolge il FORUM ASMEL (Napoli, Hotel Ramada) dal titolo emblematico: ADEMPIERE o FUNZIONARE. Una prima tappa per sottolineare con forza l’insostenibilità di un sistema nel quale occorre spesso più tempo per interpretare ed attuare adempimenti bizantini imposti da Roma che per erogare servizi ai cittadini.

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Qui la Circolre ASMEL

Qui la bozza ricorso utg

Qui la locandina del Forum Asmel ADEMPIERE O FUNZIONARE

Il Forum Asmel  “ADEMPIERE O FUNZIONARE” si svolge il prossimo 26 maggio a Napoli presso l’Hotel Ramada (adiacente alla stazione ferroviaria centrale).

Tema centrale del Forum è la crescita del carico burocratico che grava sugli enti locali e la parcellizzazione degli adempimenti formali con la “minaccia” di sanzioni sempre più gravi, la più recente quella dell’Istat a circa 1.000 Comuni. Dopo il successo del ricorso ASMEL alla Corte Costituzionale contro l’Associazionismo comunale forzoso, verranno presentate le campagne associative a difesa della autonomia e della funzionalità amministrativa dei Comuni.

Questa edizione del Forum, coincidente con l’avvio del Decreto Correttivo n 56/2017 (pubblicato in G.U. n. 103 del 5 maggio 2017) è incentrata anche sulle  novità del Codice dei contratti pubblici (d.lgs. n. 50/2016) che, a un anno dall’entrata in vigore, in fatto di correzioni, batte ogni record con 570 modifiche sulla maggior parte dei 220 articoli che lo compongono.

Qui la locandina del Forum 

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Caro Sindaco, Assessore, Consigliere,
l’ANCI, con proprio comunicato esprime soddisfazione per lo stanziamento di 40 milioni, per l’anno 2017, per promuovere Unioni ed Aree vaste.
Ammette che si tratta di «piccola cifra». Infatti, si tratta del’1 per mille del bilancio dei Comuni da coinvolgere. Ma non si accorge che sarà impossibile spenderli.
ASMEL propone, perciò, di destinare i fondi ai Comuni terremotati.
Nella lettera ai soci, le ragioni della nostra proposta.
Vogliamo sviluppare un confronto sul tema, anche in vista del prossima Assemblea annuale. E dunque sono graditi commenti, anche critici, o propositivi.

LA LETTERA INTEGRALE AI SOCI ASMEL
I FAUTORI DELL'ACCORPAMENTO
L' ORDINANAZA DEL TAR 20 GENNAIO 2016

Francesco Pinto - Segretario Generale ASMEL

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È stata pubblicata venerdì l’Ordinanza del TAR Lazio del 25 ottobre scorso che accoglie il ricorso promosso da ASMEL per l’affermazione dell’incostituzionalità della norma sull’accorpamento coatto dei Comuni con meno di 5mila abitanti, il cd Decreto Calderoli e s.m.i. del 31 maggio 2010.
Il TAR ha ritenuto «rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale», avanzata da ASMEL, ordinando l’immediata trasmissione degli atti alla Suprema Corte, evidenziando il contrasto con gli artt. 3, 5, 77, 95, 97, 114, 117 e 118 della Costituzione.
Si determina, pertanto, violazione dell’articolo 3 della Costituzione quando si riscontri una contraddizione all'interno di una legge, oppure tra essa ed il pubblico interesse perseguito.
Tanta superficiale determinazione deriva innanzitutto dalle posizioni espresse da ANCI, unico interlocutore dei governi di ogni colore, che si caratterizza come l’ultima enclave consociativa che tuttora resiste, a dispetto dei sommovimenti verificatisi nella politica italiana. Fin dal 2009, ANCI ha sostenuto la necessità dell’accorpamento coatto, vedendosi presa in parola nel maggio 2010 dallo “statista” Calderoli ed ha costantemente mantenuto il punto con spregiudicati aggiustamenti successivi.
I burocrati abbarbicati in ANCI si dilettano ad affiancare, con piglio centralista e dirigista, il nostro incauto legislatore nella stesura di norme sempre più ingarbugliate, anche in sede di Conferenza Unificata, rappresentando (male) gli interessi delle sole realtà metropolitane. I cui apparati elefantiaci, hanno solo da imparare, quanto a efficienza e a risultati, dai Comuni medi e piccoli, notoriamente molto più virtuosi grazie al “controllo sociale” determinato dalla vicinanza tra elettori ed amministratori locali.
Le battaglie politiche non si vincono nelle sole aule giudiziarie, anche per i tempi lunghi che esse comportano.
Ormai rappresentiamo una spina nel fianco per quanti tutt’oggi vedono i Comuni alla stregua di filiali periferiche dello Stato.
A quasi 7 anni dalla sua nascita, ASMEL raggruppa ormai 2200 Enti Locali in tutt’Italia, mostrando nei fatti che è l’Associazionismo di servizio, e non quello di funzioni a rappresentare la chiave di volta per coniugare autonomia ed efficienza. Infatti, mentre il primo implica autonomia  e volontarietà, il secondo punta ad espropriare le attribuzioni ed i poteri per cui essi vengono eletti, trasferendoli ad enti di secondo livello. L’ultima iniziativa basata sull’associazionismo di servizi è la nascita della Centrale di Committenza ASMEL Consortile, basata sul principio della
sussidiarietà, e che sta vivendo un crescendo continuo di adesioni in tutto il Paese, a dispetto della martellante campagna denigratoria ordita da tanti, ANCI in primis.
Il forte sodalizio con ANPCI, l’Associazione dei piccoli Comuni, sta mettendo in discussione il principio della rappresentanza unica dei Comuni italiani.
Continueremo, imperterriti, nella nostra battaglia di civiltà in tutte le sedi.
Guai al Paese che ritiene di privarsi delle proprie radici. Gli alberi crescono e rinvigoriscono tagliando i rami secchi. Che sono sopra, non sotto.
Un sentito grazie alle centinaia di associati che hanno deliberato formale sostegno alla nostra iniziativa ed in particolare ai Comuni di Liveri, Baia e Latina, Dragoni, Teora e Buonalbergo che hanno celermente deliberato per affiancarci nella sottoscrizione, nei termini, del ricorso.

Francesco Pinto - Segretario Generale ASMEL

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l dramma che ha sconvolto le popolazioni del centro Italia con il coinvolgimento anche di Comuni nostri soci, Accumoli ed Amatrice, non poteva lasciarci indifferenti.
Sin dalle prime ore successive al terremoto abbiamo attivato la catena della solidarietà. La nostra mensa da campo è stata installata ad Accumoli e i nostri prodotti agricoli sono stati inviati alle popolazioni colpite per alleviare il disagio e garantire anche in tavola un segno concreto della genuina solidarietà che lega i Comuni del mezzogiorno ai Comuni del centro Italia.

Giovanni Caggiano - Presidente ASMEL

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Gent.mo Presidente ANCI

Antonio Decaro,

vogliamo esprimere a nome nostro personale e dell’ASMEL (Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali) i migliori auguri di buon lavoro per l’incarico conferito ed il più vivo apprezzamento per le posizioni espresse a seguito dell’accettazione dell’incarico. Posizioni improntate a grande equilibrio ed autorevolezza, che condividiamo pienamente e confidiamo caratterizzeranno la vita associativa dell’ANCI nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

In una fase storica come quella attuale, nella quale i processi di riforma e di modernizzazione dell’organizzazione dello Stato rischiano di offuscare il ruolo propulsivo delle Autonomie Locali, è quanto mai necessario che le Associazioni dei Comuni siano unite per rappresentare con forza a Governo e Parlamento le istanze delle proprie rispettive basi associative.

Alla luce di queste considerazioni, le polemiche e le posizioni critiche che hanno caratterizzato i nostri rapporti nel recente passato vanno ascritti a una fase che riteniamo ormai alle spalle, alla luce del nuovo corso da Lei rappresentato e delle dichiarazioni espresse con tanta forza e chiarezza nel corso della recente Assemblea di Bari.

Siamo certi che possa avviarsi con la Sua elezione una nuova stagione di dialogo e collaborazione e confidiamo di avere presto occasione per un incontro che possa vederci condividere percorsi istituzionali ed operativi nell’interesse dei Comuni italiani.

Cogliamo l’occasione per invitarLa al FORUM ASMEL del prossimo 7 novembre, a Napoli, durante il quale verranno presentate le proposte della nostra Associazione nell’ambito delle riforme in atto.

Siamo certi che la Sua partecipazione potrà contribuire a rendere i lavori del convegno un momento di riflessione e di stimolo strategico in grado di arricchire e ampliare la qualità del dibattito.

Uniti si vince!

Giovanni Caggiano - Presidente ASMEL

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Caro Sindaco,

M5S accusa ANCI, la principale Associazione dei Comuni italiani, di essere divenuta una succursale del PD. Si tratta di un’accusa ingenerosa ed ingiusta.

In questi ultimi anni, ANCI si è piuttosto caratterizzata come succursale dei diversi Governi che si sono succeduti, a prescindere dal colore politico.

Solo così si spiega l’acquiescenza a una lunga stagione di tagli e, cosa ancora più grave, alle scelte sugli accorpamenti coatti, attraverso processi di fusione o unione obbligatoria di tutti i Comuni non capoluogo.

Su questo ultimo fronte, però, la “cinghia di trasmissione” finora non ha funzionato per la fiera opposizione di ASMEL ed ANPCI, l’Associazione dei piccoli Comuni.

Ma la battaglia è solo rinviata a dopo il referendum, in perfetto accordo tra Governo ed ANCI. Accordo confermato nel recente incontro in Via dei Prefetti, sede dell’Anci, alla presenza del Ministro Costa e dei Sottosegretari interessati. L’obbligo di accorpamento non sarà più legato al numero degli abitanti, ma esteso a tutti i Comuni non capoluogo attraverso “ambiti ottimali” individuati dalle Regioni. Sono previste una serie di misure a sostegno della manovra. Incentivi a chi collabora e tagli a chi fa resistenza, con il Commissariamento come prospettiva finale per i più riottosi.

Dalla fine della prima Repubblica ad oggi, si sono succeduti alla Presidenza dell’ANCI solo Sindaci di Comuni capoluogo (Scarica QUI' la tabella), nonostante l’Associazione sostenga di rappresentare tutti i Comuni anche i più piccoli. Dopo le dimissioni di Fassino, perché non individuare, come successore, un Sindaco di un Comune non capoluogo?

Nei Comuni piccoli e medi si impara presto a governare le macchine burocratiche , perché “il controllo sociale” dei cittadini è più forte e stringente. Difficilmente, dunque, il nuovo Presidente si farà imbeccare dall’apparato centrale ANCI, un autentico centro di potere, consolidatosi grazie alla presenza “istituzionale” nella Conferenza Stato Città, un’Istituzione, sconosciuta ai più, all’interno della quale passano tutte le scelte che riguardano gli Enti Locali.

ANCI deve decidere “cosa fare da grande”: l’Istituzione o l’Associazione. Nel primo caso, deve smettere di chiedere contributi ai Comuni e farsi sostenere dallo Stato. Nel secondo caso, deve essere capace di reggersi con i soli contributi dei Soci. Oggi, invece, fa le due cose insieme.

Se ANCI riprenderà coscienza del proprio ruolo e ritornerà ad atteggiarsi come Associazione, si aprirà una nuova stagione di protagonismo dei Sindaci e il Governo prenderà atto che i Comuni rappresentano una risorsa e non un problema. Troverà al suo fianco anche le altre Associazioni di Enti Locali. Perché uniti si vince.

I Comuni Italiani, una risorsa non un problema è proprio il titolo del Manifesto approvato all’unanimità nella recente Assemblea ASMEL (Scarica QUI' il manifesto). Contiene tra l’altro, nel caso di affermazione della riforma costituzionale, la proposta di disegnare Collegi elettorali a misura Comuni piccoli e medi.

Per affiancare ai Sindaci dei Comuni capoluogo, di fatto già previsti, i rappresentanti degli altri territori, dove vive il 70% degli Italiani.

Francesco Pinto, Segretario generale ASMEL