Chiuse le urne dei ballottaggi, è cominciato l’iter di insediamento del primo cittadino e della nomina della giunta. Il Sindaco entra in carica con la proclamazione effettuata dall’ufficio elettorale centrale nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti e dalla prima sezione elettorale negli altri Comuni. Nei giorni immediatamente successivi all’investitura popolare i neosindaci hanno dieci adempimenti urgenti da fare che vanno dalla convocazione degli eletti alla nomina della commissione elettorale, ecco lo schema degli atti da adottare a cura dell’avv. Ida Tascone, consulente legale ASMEL.

Il decalogo per i neo sindaci

La Redazione - Asmelblog

Sempre più numerosi i consigli comunali convocati in tutta Italia per far proprio il Manifesto “I Comuni Italiani una risorsa e non un problema”, approvato all’unanimità nel corso della recente Assemblea dei Comuni ASMEL. Il Manifesto, condiviso con ANPCI, reclama una più ampia presenza nel nuovo Senato delle Autonomie incidendo sulla legge prevista nella nuova Costituzione per l’elezione dei Senatori al fine di ottenere una rappresentanza proporzionale dei Comuni piccoli e medi. Tra i primi a deliberare i Comuni di Trecate (No), Basiglio (Mi), Gangi (Pa), Neviano (Le), San Calogero (VV) Castagnaro (Vr), Oliveto Citra (Sa), Montefiore Conca (Rn), Celenza Valfortore (Fg), Pesco Costanzo (Aq), Camporotondo di Fiastrone (Mc), Calvera (Pz). In base alla nuova previsione costituzionale, il nuovo Senato, ente di raccordo tra Stato e istituzioni locali, sarà formato da consiglieri regionali e dai 21 Sindaci delle grandi città. È del tutto evidente, che se il meccanismo di elezione dei Senatori-consiglieri non verrà adeguato il “posto unico” per i Sindaci di un’intera regione rischia di schiacciare la rappresentatività territoriale a vantaggio della Città metropolitana. Un ritorno al vecchio centralismo, che non è in grado di realizzare appieno il Senato della Repubblica “rappresentativo delle istituzioni territoriali” elemento caratterizzante la stessa modifica complessiva della Costituzione oggetto di revisione.

Data la campagna referendaria avviata, dobbiamo concentrare da subito le nostre energie, nel modo più unitario e coinvolgente possibile. Accompagniamo perciò ogni iniziativa che possa svolgersi in queste giornate con l’approvazione del Manifesto.

Per informazioni anche sugli incontri territoriali in corso contattare la segreteria dell’associazione al numero verde 800165654 o scrivere alla mail posta@asmel.eu.

 

La tornata elettorale delle amministrative del 5 giugno ha portato al rinnovo dei Sindaci e dei Consigli comunali 366 Comuni della Rete ASMEL. Un rinnovo importante delle Amministrazioni locali che ha coinvolto il 17% dei Comuni italiani. Il Segretario generale di ASMEL ha pertanto inviato a tutti i neo-eletti Sindaci una nota con la quale ha espresso ‹‹i migliori auguri per il successo conseguito e per l’impegno futuro che certamente inciderà a vantaggio della Comunità e dell’intero sistema istituzionale. Un lavoro non facile, in un momento in cui gli enti locali svolgono con difficoltà il loro ruolo di tutela delle comunità e dei territori e di promotori dello sviluppo››.

L’occasione ha consentito tra l’altro di sottolineare l’importanza della mobilitazione promossa dai Comuni italiani con decine di consigli immediatamente convocati in tutta Italia per far proprio il Manifesto “I Comuni Italiani una risorsa e non un problema”, approvato all’unanimità nel corso dell’Assemblea dei Comuni ASMEL del 2 maggio scorso. Il Manifesto, condiviso con ANPCI, reclama una più ampia presenza nel nuovo Senato delle Autonomie incidendo sulla legge prevista nella nuova Costituzione per l’elezione dei Senatori al fine di ottenere una rappresentanza proporzionale dei Comuni piccoli e medi che possa affiancarsi ai 21 Sindaci dei Comuni capoluogo di Regione, già previsti.

Il Manifesto I Comuni Italiani una risorsa e non un problema

 

Caro Sindaco,

apprendiamo che nella tua mail è apparsa una NOTA ANCI PER UNA GIUSTA INFORMAZIONE in risposta a una asserita “grave campagna di disinformazione  condotta da Asmel in stretto raccordo con Anpci”.

Nel solito stile, la mail non contiene firma e nemmeno un saluto.

Abituati all’autoreferenzialità, i burocrati dell’ANCI reagiscono con stizza al MANIFESTO “I Comuni: una risorsa, non un problema” recentemente approvato all’unanimità nell’Assemblea ASMEL e condiviso da ANPCI.

Stiamo semplicemente rappresentando gli interessi dei Comuni italiani, in particolare, di quelli medi e piccoli e contrastando il pensiero unico di ANCI, sempre più impegnata a promuovere l’accorpamento coatto, tramite Unioni (ma anche fusioni!), incurante degli interessi della base associativa e del principio di volontarietà.

L’allegato “I fautori dell’ accorpamento” dimostra che si parte dal 2009, con Angelo Rughetti, a sostenere che  “l’Unione dei Comuni deve diventare il modello ordinamentale di gestione associata unico”! Nel maggio successivo, Calderoli lo prende in parola e vara il famigerato DL. 78/2010 con l’obbligo di accorpamento rivolto solo ai Comuni sotto i 5.000 abitanti. Fummo facili profeti a pronosticare che la norma non avrebbe avuto seguito, perché concepita e scritta da chi nemmeno conosce le realtà territoriali. Ecco, ad ottobre 2014, Piero Fassino, alza l’asticella e  tuona sulla “necessità di scendere dagli 8.000 Comuni italiani a 2.500, azzerando i Comuni con meno di 15.000 abitanti”.

Vero o no che, a seguito del nostro invito a dimettersi per queste autentiche bestemmie, sul sito ANCI è stato oscurato il Comunicato che le riportava?

E che da allora, l’asticella è stata alzata al massimo, mandando in giro a promuovere gli accorpamenti forzosi tal Matteo Ricci, V. Presidente ANCI, per il quale, addirittura: “occorre superare il livello demografico e riferirsi a bacini omogenei entro i quali invitare i Comuni a cooperare volontariamente” (sic!). “I Sindaci saranno in prima linea, giocando all’attacco. Se non accetteranno la sfida, se mancheranno nelle decisioni della riorganizzazione, la Regione potrà subentrare come potere sostitutivo” (!).

Delle due l’una: o gli mettono la camicia di forza oppure convocano i Comuni, spiegando loro perché è giusto che gli elettori eleggano un Sindaco spogliato delle sue competenze.

Riguardo, poi alle due Circolari del Ministero dell’Interno del Gennaio 2015 e all’asserita mancata citazione da parte di ASMEL della seconda, i fatti sono i seguenti.

Il 12 Gennaio 2015, il Ministro Alfano, invia la prima Circolare ai Prefetti intimando, previa diffida, il Commissariamento dei Comuni risultati inadempienti agli obblighi di cui al DL 78/2010 e s.m. e i.

ASMEL risponde con una Circolare al Ministero e a tutti i Prefetti diffidandoli, a sua volta, rispetto al rischio di procurato danno erariale: si trattava di nominare migliaia di Commissari prefettizi destinati a rientrare a mani vuote, visto che la norma era non solo incostituzionale, ma soprattutto inapplicabile, come abbiamo documentato. Risultato: il Ministero emana la seconda Circolare (cui si riferisce il Comunicato ANCI) e avendo ben capito l’antifona, stavolta invita i Prefetti ad ascoltare i Comuni sulle difficoltà applicative. Beninteso accompagnati da ANCI. Proprio l’Associazione che da anni propugna l’accorpamento coatto!

Nel frattempo qualcuno deve aver spiegato ad ANCI i motivi dell’inapplicabilità della legge (per non parlare del rischio di incostituzionalità) ed infatti oggi la sua linea è quella dell’accorpamento coatto superando il limite demografico. Della serie: accorpiamoli tutti, non solo i piccoli!

Mentre ANCI si nasconde goffamente alle spalle di Governo e Regioni, ASMEL non sta con le mani in mano.

Con la seconda circolare, goffa ed indecisa, il Ministero aveva commesso un errore grave! Aveva dimenticato di annullare la prima. Quella con l’obbligo di Commissariamento.

Piuttosto che mettere in evidenza l’errore di ANCI, che ne mena pure vanto, abbiamo pensato a promuovere (raccogliendo in poco tempo 212 delibere di adesione) il ricorso al TAR per l’annullamento del provvedimento con contestuale richiesta al Giudice di trasmettere gli atti alla Consulta perché si esprima sulla incostituzionalità della norma.

Prossima tappa: TAR Lazio, 16 ottobre 2016. ANCI è invitata.

Francesco Pinto - Segretario Generale ASMEL

Oltre 500 amministratori e funzionari locali presenti al Forum Asmel 2016 COMUNI ITALIANI UNA RISORSA NON UN PROBLEMA del 2 maggio 2016 hanno approvato il Manifesto a sostegno delle ragioni dell’integrità e dell’autonomia dei Comuni medi e piccoli. Il Manifesto, condiviso con ANPCI reclama anche una presenza diretta dei Sindaci a Roma senza deleghe a nessuno. Se sarà varato il Senato delle Autonomie, si tratterà di un’occasione unica perché essi possano divenire protagonisti nel varo delle leggi sulle autonomie locali. Abituati a misurarsi direttamente con i problemi dei territori, innesterebbero nella legislazione l’esperienza del “concreto amministrare”. Occorre incidere sulla legge prevista nella nuova Costituzione per l’elezione dei Senatori e ottenere una vasta rappresentanza proporzionale dei Comuni piccoli e medi che possa affiancarsi ai 21 Sindaci dei Comuni capoluogo di Regione, già previsti. Caro sindaco se lo condividi, ti chiediamo di predisporre una delibera di Giunta/Consiglio da trasmettere a Presidente di Camera e Senato oltre che al Presidente della Regione.

Qui il Manifesto I Comuni Italiani una risorsa e non un problema

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Forum COMUNI ITALIANI, UNA RISORSA NON UN PROBLEMA del 2 maggio: i Comuni non intendono subire in silenzio la campagna ANCI tesa a passare da 8000 Comuni a 1500-1700 Unioni coatte! È chiaro a tutti che ormai ANCI si è ridotta alla rappresentanza dei grandi agglomerati urbani. Eppure sono solo 46 i Comuni con più di 100mila abitanti. Ne restano 7954 con meno di 100mila abitanti, dove vive il 77% degli italiani. La qualità della vita è generalmente superiore e soprattutto il costo pro capite dei loro municipi è la metà di quelli più grandi. Basta con una concezione burocratica e verticistica che assimila i Comuni a filiali delle Prefetture. Da accorpare per ottenere risparmi. Non solo si tratta di una bestemmia, ma dati ufficiali alla mano, i costi aumentano (v. Tabella su Fatto Quotidiano).

I fautori dell’accorpamento

Ci ha fatto piacere che il Corriere della Sera si sia interessato alla protesta contro l’accorpamento coatto dei Comuni portata avanti da Asmel, l’associazione italiana per la modernizzazione degli Enti locali («I piccoli sindaci e la rivolta in stile Zalone», Corriere del 3 maggio). Si tratta di una battaglia che accomuna 7954 piccoli e medi comuni italiani dove risiede il 77% della popolazione e, al di là delle forme più colorite della protesta, raccontate nel corsivo di Marco Demarco, al centro del dibattito politico nazionale abbiamo voluto portare il valore delle autonomie comunali, che garantisce non solo risparmi (come dimostrano i dati Istat), ma soprattutto opportunità di sviluppo, grazie alla valorizzazione delle diversità e delle eccellenze dei singoli territori. L’accorpamento coatto dei comuni, ideato nel 2010 dall’allora ministro Calderoli, inizialmente limitato a quelli con meno di 5.000 abitanti, si è rivelato talmente impraticabile da non entrare mai in vigore subendo continue proroghe. L’ultima decisa dal governo Renzi al 31 dicembre 2016. Ora addirittura l’Anci rilancia l’accorpamento proponendolo per quasi tutti i comuni italiani, in modo da scendere (cito testualmente la loro ultima proposta) dagli attuali 8000 Comuni a 1500­1700 Unioni coatte, dimostrando ormai di fare l’interesse delle sole grandi città. Perché in Italia su 8.000 Comuni, solo 46 superano i 100 mila abitanti. Negli altri 7.954, la qualità della vita è generalmente superiore e il costo pro capite dei municipi è esattamente la metà di quello delle grandi città. E allora l’accorpamento coatto rischia di rivelarsi, non già per l’interesse dei piccoli Comuni ma per l’intero Paese, una riforma che sortirebbe esattamente l’effetto contrario rispetto alla razionalizzazione della spesa che dovrebbe ispirarla.

Dal Nord Est trevigiano il sindaco leghista di Portobuffolè, Andrea Sebastiano Susana, sposa la battaglia di Asmel - qui la lettera aperta su Il Fatto Quotidiano - sottolineando come “le unioni forzate tra comuni porterebbero alla perdita dell’identità, della storia e della tradizioni delle diverse realtà locali che sono il valore aggiunto del nostro Paese”. Susana sostiene anche la proposta di Asmel di aumentare il numero di sindaci nel futuro Senato poiché “gli amministratori locali, da sempre in prima linea per combattere le battaglie degli abitanti, sarebbero i veri portavoce delle esigenze di coloro che rappresentano”. Bisognerebbe, infatti, a suo avviso, “favorire sempre più gli enti più vicini ai cittadini e non quelli più lontani”.

Al confine tra Puglia, Basilicata e Molise il sindaco del borgo foggiano di Accadia, Pasquale Murgante evidenzia come i dati diffusi da Asmel “mostrano quanto sia importante il controllo diretto della spesa nei piccoli comuni, nei quali il sindaco in prima persona segue le questioni economiche senza intermediazioni”. Anche per questo a suo giudizi accorpamenti forzati sarebbe improduttivi, oltre che “per importanti ragioni di conservazione delle specifiche identità culturali dei piccoli centri”. Proprio per il ruolo di rappresentanza diretta dei sindaci anche Murgante sposa la proposta di Asmel sul Senato delle Autonomie locali.

In Campania proprio tra i comuni di più spiccata vocazione turistico-culturale c’è unanime adesioni alle idee della lettera aperta di Asmel. Dalla costiera amalfitana il sindaco di Minori, Andrea Reale, spiega che “uno dei rischi dell’accorpamento coatto dei Comuni potrebbe essere la trasformazione dei piccoli centri in periferie disastrate dei Comuni principali, con una conseguente perdita dell’identità territoriale, culturale e geografica, ma anche della produttività economica”. Anche per Reale i dati prodotti Istat citati da ASMEL sono “la palmare dimostrazione di come il controllo amministrativo diretto dei sindaci dei piccoli comuni sia la migliore garanzia di una gestione più virtuosa della spesa pubblica”. Nella città natale di Ettore Scola, il comune irpino di Trevico, il sindaco Nicolino Rossi fa sapere che “l’identità locale e territoriale dei comuni di montagna sarebbe completamente snaturata da unioni forzose che non tengano conto di assonanze funzionali e morfologiche dei territori ma badino soltanto a dati numerici”. Dello stesso avviso il sindaco di Capua, Carmine Antropoli, che come gli altri due sindaci campani aderisce anche alla proposta di ASMEL di implementare il numero dei Sindaci nel Senato delle Autonomie perché “sono proprio i Sindaci la migliore garanzia per quella rappresentatività dei cittadini in Parlamento che negli ultimi anni è sempre più in crisi, provocando quella disaffezione dalla politica che oggi è sotto gli occhi di tutti”.

Clicca qui per leggere la lettera integrale di ASMEL 

Domenica 17 aprile su IL FATTO QUOTIDIANO un’intera pagina dedicata alla lettera aperta di ASMEL. Una presa di posizione forte, ma necessaria per contrastare il disegno egemonico di un’ANCI sempre più autoreferenziale, che spoglia le autonomie locali delle competenze e delle funzioni proprie attraverso artificiosi accorpamenti da realizzare non più per gli Enti sotto i 5.000 abitanti, ma per tutti quelli al di fuori delle aree metropolitane. Di qui le denunce di un sistema distorsivo che rischia di cancellare secoli di storia e buone prassi amministrative che hanno creato risparmi ed efficienza. Di qui la proposta di rappresentanza nel prossimo Senato delle Autonomie. Clicca qui per leggere la lettera integrale di ASMEL