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Relazione fine mandato Commissario Straordinario

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Categoria: Elezioni
Pubblicato 13 Maggio 2013 Visite: 5556

A norma dell'articolo 4,comma 4 D.lgs.149/2011 Il Commissario Straordinario d.ssa Maria Adele Maio dispone la pubblicazione della "Relazione di Fine Mandato" nella quale si  elenca l'attività svolta durante il periodo di gestione del Comune di Curinga così come emerge dalla premessa del documento pubblicato.


 

Prima, tuttavia, di scendere nel dettaglio dei singoli aspetti sopra elencati, pare, allo scrivente, opportuno rimarcare una premessa metodologica del presente “rendiconto”, che è, a un tempo, la chiave di lettura ineludibile delle problematiche dell’Ente sulla strada – peraltro non facile – di un possibile risanamento finanziario.

Il punto di svolta, nel quadriennio di che trattasi, per affrontare con serietà i nodi, spesso sommersi, che legavano l’Ente in uno stato di sostanziale impasse finanziaria, è stato rappresentato dalla deliberazione consiliare n. 33 del 18 ottobre 2011. Con questo provvedimento amministrativo l’organo consiliare ha perseguito senza tentennamenti la strada dell’emersione del debito come la sola che potesse condurre ad un razionale percorso di risanamento.

 

Appare utile chiarire cosa abbia significato, in quel momento, sostenere la “tesi dell’emersione”. Già l’anno precedente, in vero, lo stesso Consiglio Comunale aveva proceduto al riconoscimento di talune situazioni debitorie ai sensi dell’art. 194 del D. Lgs. 267/00. Non solo: ma a fronte di taluni ingenti debiti – specie col Commissario delegato per l’emergenza ambientale (anni 2007, 2008 e 2009) –l’Ente aveva convenuto col creditore una serie di Piani di rientro. Senonché quella deliberazione consiliare, specie al fine specifico di supportare tali Piani di rientro, aveva proceduto alla ricostituzione dicarenti partite residuali, per un ammontare superiore ai 340.000 Euro, inerenti le tre annualità sopra riportate in materia di ambiente, nonché il debito SORICAL e quello con ASI CAT in materia di depurazione. Si è trattato di un passaggio fondamentale per dare copertura ai Piani di Rientro, che, alla data odierna, peraltro, ha reso possibile la richiesta di anticipazione di liquidità alla Cassa Depositi e Prestiti ai sensi del D.L. n. 35/2013, che, in parte qua, ha riguardato quelle stesse voci di debito.

Ma la deliberazione sopra menzionata, nella quale si è proceduto al riconoscimento di ulteriori debiti fuori bilancio ex art. 194 del D. Lgs. 267/00, rappresenta un crocevia anche per il ‘non deliberato’, ossia per tutte quelle situazioni debitorie, debitamente relazionate nel corpo dell’atto deliberativo, per le quali si profilava una soluzione transattiva (il debito da sentenza con l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero o il debito accumulato per le prestazioni professionali dell’avv. Sorrenti) o l’ennesimo Piano di Rientro (ad esempio, quello, ingente, con Lamezia Multiservizi S.p.A.).

Nella sua conformazione, per così dire ‘in progress’, quella deliberazione rappresentava con tutta evidenza un primo tassello di un percorso in salita, che esigeva senza indugio misure congrue per evitare la paralisi di un dissesto finanziario.

La ricostituzione dei residui, tuttavia, non bastava, a fronte della cronica carenza di liquidità, vieppiù accentuata dalla convergenza, per ciascuna mensilità, delle rigide scadenze cadenzate dai Piani di rientro. L’incidenza sulla cassa dell’Ente delle rate mensili, in vero, determinava una sostanziale paralisi sul pagamento della spesa corrente e della competenza di esercizio, comportando, in taluni casi, una situazione apparentemente senza ritorno: al punto che l’Ufficio Finanziario dell’Ente stava considerando la prospettiva di una rinegoziazione del debito (circostanza andata ad effetto, ad esempio con SORICAL S.p.A.) finalizzata a conseguire una rata mensile complessivamente più sostenibile per l’Ente.

Il quadro sopra descritto s’inseriva all’interno di una trama normativa caratterizzata da un progressivo decremento (fino alla scomparsa) dei trasferimenti erariali e dal susseguirsi incessante di molteplici Leggi di Stabilità (cinque in un solo anno), vere e proprie misure anti-crisi volte a fronteggiare la grave situazione della finanza pubblica a livello del Governo centrale. La conseguenza più immediata di siffatta sequenza di legislazioni speciali si riverberava sull’asprezza dei vincoli del Patto interno di stabilità, specie quando, a livello regionale, questo non era assistito dal cd. Patto regionale verticalizzato, volto a dare sollievo alle spese di investimento dei singoli Enti.

La mancata regionalizzazione del Patto, contrariamente alle previsioni – la Regione Calabria è stata una delle poche Regioni d’Italia a non attivare, nel 2010, tale beneficio per gli Enti Locali – ha determinato, in sostanza, nello stesso 2010, lo sforamento dal saldo obiettivo del Patto interno di stabilità a fronte di spese di investimento che hanno pesato in maniera decisiva sullo sbilanciamento del Patto medesimo: un Patto, come si sa, a competenza mista, in cui, sul fronte degli investimenti, incidono le riscossioni ed i pagamenti, quale che sia il loro esercizio di riferimento. Un incidente di percorso, questo, rilevato in maniera postuma dalla Sezione Regionale di controllo della Corte dei Conti per la Calabria, inducendo il MEF a sanzionare l’Ente ai sensi di legge con effetto sul Bilancio di Previsione 2013.

L’Ente, nel frattempo, aderiva alla costituenda Unione dei Comuni, denominata “Monte Contessa”, anche al fine di contenere ed ottimizzare i costi dei servizi pubblici; procedeva ad una razionale distribuzione della spesa pubblica, operando vistosi tagli su voci di bilancio improvvisamente inattuali in una dinamica di generale contenimento; istituiva l’imposta di soggiorno per finanziare talune spese di qualità, nell’ottica della promozione del territorio, altrimenti non più sostenibili.Tra alterne vicende di carattere politico-amministrativo, rimaneva centrale il problema della sostenibilità della spesa e dell’esposizione debitoria. E, soprattutto, era sempre più vistosa la carenza di liquidità, nonostante tutti gli sforzi per marginalizzare le sacche di evasione tributaria ed extratributaria. Il decreto cd. “salva imprese”, allargando le maglie dell’anticipazione di tesoreria e consentendo la richiesta di anticipazione di liquidità per i debiti, anche correnti - certi, liquidi ed esigibili al 31.12.2012 - ha rappresentato una chiara opportunità che, ottemperando ad ogni procedura, si è cercato di cogliere: in attesa di conoscere, a breve, le determinazione di CDP in ordine al prestito trentennale al tasso agevolato del 3,60%. Lo scrivente, in uno col Commissario Straordinario, ha richiesto un’anticipazione di liquidità a CDP per € 2.500.000,00. Non è la soluzione dei problemi dell’Ente, ma potrebbe rappresentare, in caso di accoglimento anche parziale della richiesta di prestito, un chiaro aiuto sulla strada della ‘normalizzazione’ dell’Ente medesimo.

Nello scrivente,alla luce del difficile percorso intrapreso, caratterizzato da negoziati spesso angolosi e dallo spettro dell’insostenibilità, rimane il convincimento che sia stato giusto, nel quadriennio, ricondurre le prospettive del dissesto finanziario – e delle sue devastanti conseguenze sulla cittadinanza e sullo stesso Ente – solo ad un’extrema ratio, di fatto mai esercitata, da perseguire unicamente dopo il fallimento di tutte le strade alternative, tentate, sovente con fatica, per risalire la china senza traumi.

Il sottoscritto ritiene che il risanamento rappresenti l’obiettivo più qualificante del quadriennio e, pur non potendosi etichettare come risultato raggiunto, nondimeno è possibile dare atto di un positivo percorso attivato in uno con una stretta sulle riscossioni. Le entrate tributarie ed extratributarie, in vero, rappresentano, nell’odierna panorama di graduale implementazione del federalismo fiscale, la fonte ineludibile delle risorse dell’Ente. E’, quindi, evidente che ogni sforzo è stato profuso – e deve esserlo anche in futuro – sul fronte di una sempre più massiccia riscossione, al fine di marginalizzare il più che sia possibile le sacche, fisiologiche purtroppo, di evasione.

Preme, allo scrivente, spendere una parola ancora sull’imposta di soggiorno: tributo istituito e regolamentato dall’Ente e, da ultimo, messo a ruolo a decorrere dallo scorso settembre attraverso la scelta di un impatto volutamente morbido per il primo esercizio (2012). L’imposta è stata resa esecutiva solo a seguito di diversi incontri con i titolari delle strutture ricettive e con i rappresentanti sindacali di categoria e, dal 2013, andrà a pieno regime. Si tratta di un’imposta i cui incassi, per legge, debbono essere finalizzati ad interventi riconducibili alla valorizzazione del territorio ed alla promozione della sua valenza turistico-culturale. Lo scrivente ritiene, peraltro, che siffatta destinazione varrà a svincolare altre risorse di bilancio, storicamente utilizzate per tali scopi, al fine di finanziare – e rendere possibili – interventi di spesa correlati a servizi altrimenti a forte rischio: come l’asilo nido o la stessa mensa scolastica.

Altra considerazione importante concerne le potenzialità della costituita Unione dei Comuni. Va chiarito subito che il Comune di Curinga ha esercitato un indiscusso protagonismo nel processo costitutivo del nuovo Ente Locale, se non altro perché esso non era tenuta in alcun modo a compiere un passo in questa direzione, essendo un Ente al di sopra della soglia dei 5.000 abitanti. La scelta dell’Unione, evidentemente, si connota di una visione lungimirante, che va al di là di estemporanei adempimenti richiesti dal Legislatore per la gestione in forma associata di talune funzioni fondamentali.

L’Unione, nonostante stenti a decollare ed a vivere di vita propria, è indubitabilmente una risorsa da spendere al meglio sia per attrarre finanziamenti di qualità, sia per ottimizzare, attraverso un’oculata gestione manageriale, una serie di servizi pubblici che trarrebbero sicuro beneficio dalla sinergia tra più Enti.

Intanto, al di là della formale co-gestione dei servizi alla persona e, sia pure solo sulla carta, della Polizia Locale, si è avviata di recente la costituzione della Centrale Unica di Committenza. E, nel suo senso, la stessa Unione può diventare un laboratorio di idee progettuali e di realizzazioni impensabili nel singolo Ente.

Il sottoscritto passa, quindi, all’esame dei punti richiesti dalla normativa, che privilegiano decisamente il versante finanziario dell’attività amministrativa

 

 

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